#cosestranemabelle del mese di aprile
Cose che pensavo brutte e invece ho scoperto belle
Le novità sono sempre uno schiaffo per me: anche quelle belle. Mi frizzano addosso per un po’. Lasciano quell’eco di dolore che dura giorni.
Non sono mai pronta per essere schiaffeggiata dalle novità, anche se positive.
Devo riflettere, metabolizzare, capire come affrontarle.
La prima cosastranamabella che mi è arrivata in questo mese di chiusura, isolamento e silenzio è realizzare che io, in fondo, di mondo ne ho visto tanto ma me ne mancava un pezzo fondamentale: quello piccolo, di casa mia.
VIAGGIA DENTRO SE NON PUOI FARLO FUORI
Sono sempre intenta a programmare, appuntare, fare elenchi dei posti da visitare.
Il passaggio frenetico da un sito web all’altro delle compagnie aeree low cost è un vizio, così come chi fuma ha bisogno, dopo cena, della sigaretta sul terrazzo. La stessa cosa.
Insomma, la prima cosastranamabella di un aprile come non ce ne sono mai stati è scoprire che il viaggio se non puoi farlo fuori, puoi improvvisarlo dentro di te.
Puoi decollare ogni mattina senza sapere dove atterrerai: in cucina per stupirti del fatto che ai fornelli, se hai tempo, non sei così male. Cimentarti nella preparazione di un pollo tandoori ti aiuterà a ricordare come è stato il tuo primo approccio ai sapori piccantissimi e indianissimi quella volta a Delhi.
Puoi inventarti un viaggetto mordi e fuggi che dalla camera da letto plana in soggiorno, sorvola bene tutta la “costa balcone” per poi schiantarsi sul cuscino più morbido: quello del divano. E qui se tiri fuori dal cilindro “viaggiare in poltrona” puoi inaugurare il viaggio più stranomabello che tu abbia mai fatto: quello da fermo.
No fusorario. No mal d’aereo.
La guida Lonely Planet per viaggiare comodamente seduti in poltrona ti regala una selezione accurata di 500 film, libri e musiche che ti catapultano da un angolo all’altro del mondo. Un teletrasporto intervallato dal pollo tandoori che brucia in forno e il gatto che reclama cibo ma tu sei in Madagascar e adesso proprio non puoi tornare.
LE TAPPE DELL'ITINERARIO
Sei tornata ma il viaggio nel microcosmo di casa tua è appena iniziato.
In ogni esperienza all’estero che sia durata almeno 2 settimane ho sempre capito molto di me. E lo stesso è stato questa volta: in un viaggio di due mesi tra le 4 mura di casa mia ne ho capite a valanghe di cose sul mio conto. Ogni stanza l'ho guardata da un'altra prospettiva, come se fosse una tappa dell'itinerario.
Ho imparato a conoscermi di più. Ho imparato a distinguere le cose fatte per abitudine da quelle che sento davvero. Ho scoperto che mi piace sbarcare la mattina sul terrazzo anche solo per 5 minuti, far finta di avere un pollice verde speranza, provare a far resuscitare il basilico e nel frattempo controllare che tutto intorno sia al suo posto.
Che il vicino, anzi, il “passeggero di fianco a me” mi saluti come ogni mattina con un cenno del capo. E tante piccole cose semplici che sfioro appena nella routine di sempre.
(NON) RIEMPIRE I VUOTI
Il viaggio può farsi ancora più intimo, più interiore. Come non sfruttare l’occasione di tutto questo tempo “vuoto” a disposizione? Il vuoto non va necessariamente riempito. Va lasciato lì: faccio finta che sono in sala di attesa e aspetto il mio volo. E’ un tempo sospeso. Il volo non arriverà ma in attesa del niente è incredibile scoprire quante cosestranemabelle mi arrivano. Forse non ci ascoltiamo mai abbastanza perché ci sono troppi rumori intorno.
E allora mi sposto in camera, stendo il tappetino, faccio quello che anche il più pigro degli italiani ha fatto in questo periodo: praticare uno sport. Io, che non sono atletica. Io, che preferisco le calorie da ingerire a quelle da bruciare. Io, mi sono messa alla prova: e ho scoperto qualcosa in più del mio corpo. Dopo l’allenamento cardio, o la sessione yoga, o quella di pilates mi sento investita da cosestranemabelle, fatica e benessere, euforia e spossatezza. E la cosastranamabella di questo viaggio in 50 metri quadrati e che anche se lo spazio è limitato non sai mai dove ti porterai.
DOMANI MI SVEGLIO E MI PORTO IN GIAPPONE
Domani mi sveglio e mi porto in Giappone con una serie assolutamente stranamabella che ho scoperto su Netflix: Japanese Style Originator. Vecchiotta ma consigliata vivamente.
E poi torno e magari ho voglia di fiori e colori e profumi e mi porto al Giardino di Ninfa a Cisterna di Latina che volevo tanto andarci ma poi è arrivato il virus, e con lui la primavera, e l’esplosione della fioritura in una tavolozza variopinta ho potuto solo immaginarla. Ma mi collego, internet fa miracoli e regala gioie vere, ora più di prima.
VOLO CON SCALO
Rientro, è previsto uno scalo: scendo per l’immondizia e mi sgranchisco le gambe.
E mi fermo al cancello per 5 minuti. Come se fossi in fila nella fila al check in più veloce della storia dei viaggi mai fatti. Alzo la testa, chiudo gli occhi, mi godo l’abbraccio della primavera che è arrivata anche a casa mia. Salgo sul mezzo (gambe o ascensore che sia) e arrivo a destinazione. Casa mia non è quella che ho lasciato prima.
Ho mille possibilità: posso scegliere se scrivere, leggere, fotografare, cucinare, dormire, allenarmi, svuotare gli armadi, riordinare. E quest’ultimo è forse il mio viaggio preferito: me lo ha insegnato Marie Kondo con “Il magico potere del riordino”. Getto via quel che non mi serve più, faccio spazio a tutto quello che invece raccoglierò nel prossimo dei miei viaggi.
Non importa dove. Ho capito che casa mia è quel pezzo di mondo inesplorato che mi stava chiamando da un po’. Sono solo a metà del percorso. Faccio spazio nei cassetti per tutto quello che di stranomabello verrà.
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